Biografia:
Cantante e cantautore Italiano
Giuliano Romini, dapprima in arte Giulio Romini, poi trasformatosi in Barocco, ma noto con il suo definitivo nome d’arte di Augusto Re (Ravenna, 12 aprile 1966), è un avvocato e cantautore italiano, ex promessa del calcio.
Segno zodiacale Ariete. Ascendente Cancro.







I talenti:
Trascorre un’adolescenza dedita allo studio ed allo sport dove spicca, in particolare, nel tennis e nel calcio.
Decide di dedicarsi poi, fra i due sport, esclusivamente al calcio e, già all’età di tredici anni, viene scelto dall’A.C. Cesena dove rimarrà per quattro anni nel suo settore giovanile.
E’ un periodo di grande fervore per quella società, dove il responsabile del settore giovanile è un certo Arrigo Sacchi che farà la strada a tutti nota. Romini è il capitano della squadra, di un gruppo di ragazzi, alcuni dei quali arriveranno poi addirittura in Nazionale (come Alessandro Bianchi (ex Inter) e Lorenzo Minotti (ex Parma e Torino) e di molti altri suoi compagni che si affermeranno nel calcio professionistico di serie A e B.
Il Destino gli curva contro nell’estate del 1981 quando, durante la preparazione agonistica appena iniziata in un quadrangolare in Trento con Juventus, Inter ed una rappresentativa trentina, al fischio di inizio dell’arbitro e passaggio indietro del pallone da parte di un compagno nel cerchio di centrocampo, a causa di una buca su un terreno non consono alla qualità delle squadre ospitate, Giulio si rompe il perone della caviglia destra.
In un attimo ed in modo alquanto banale, cambia così il suo Destino.
Infatti, per la gravità di questo infortunio parametrato ai metodi di cura ed alle tempistiche sanitarie di allora, rimarrà assente dai campi da gioco per i primi sei mesi della stagione agonistica “Allievi”, dopodiché, ritenuto pronto per riprendere l’attività agonistica, viene preso da parte dall’allenatore il quale gli riferisce che la società, durante la sua assenza, aveva trovato un altro ragazzo che stava andando bene, per cui il titolare ora era lui e “il capitano” era invitato a doversi riguadagnare il posto.
Giulio, inizialmente accetta, seppur non proprio convinto ma poi, dato che l’allenatore lo metteva in campo a “spizzichi e bocconi” ovvero gli ultimi 15 – 20 minuti di ogni partita e a volte pure facendogli fare solo il riscaldamento, piano piano inizia ad allontanarsi sino a comunicare le proprie divergenze con l’allenatore in modo formale. Giulio era un ragazzo che, alla fine di ogni stagione sportiva, aveva sino ad allora ricevuto dai comitati osservatori, il premio come “miglior mezzala sinistra” per cui, dopo l’assenza forzata subita e la voglia di riprendere l’attività, vedersi relegato a mo’ di semplice panchinaro, tale situazione non poteva di certo andare avanti per molto.
In pratica, non essendoci più sintonia, il Cesena non lo conferma e così passa all’A.C. Cesenatico (allora in “Interregionale”) per fare un’esperienza diversa.
Lì sarà allenato dapprima da Giancarlo Magrini (venuto in auge con il programma “Campioni” di Italia 1 assieme a “Ciccio” Graziani) e poi anche da Alberto Zaccheroni, altrettanto a tutti noto, che individua in Romini il suo calciatore di fiducia.
Romini nel Cesenatico, all’età di anni 17, si trova in questa situazione: gioca nell’Under 18 ma viene convocato spesso in prima squadra da Magrini. Poi, per i tornei primaverili, viene chiamato da Zaccheroni, allora allenatore degli Allievi, come “fuori quota”. Con Zaccheroni è sintonia pura: verranno vinti dal Cesenatico ed anche proprio contro il Cesena, 4 tornei su 4. Una bella soddisfazione.
Il Cesenatico vincerà il campionato ed approderà in C2.
Giulio però, giunto ai 18 anni, si accorge che il Calcio (forse anche per quella categoria non certo entusiasmante per uno come lui, già leader in ogni dove) gli sta diventando troppo monotono per la sua effervescente innata fantasia: gli esercizi sempre gli stessi, gli schemi pure e la categoria non consona. Allenamenti sempre più massacranti e divertimento sempre meno presente. Gli si palesa sempre più quella diversa concezione del “giocatore di calcio” che aveva avuto sin da piccolo. Ovvero l’idea dell’imparare a giocare a calcio nel periodo adolescenziale dell’apprendimento, per poi mettere in pratica il tutto una volta formatosi il calciatore “uomo”. Purtroppo non era così. La sua immagine “idilliaca” di vedere la domenica, quando andava con il padre a vedere le partite di Serie A, i calciatori camminare fino a bordo campo per poi iniziare la partita, rappresentava il culmine dello “status quo” del calciatore cui Giuliano ambiva, non immaginandosi invece tutta la fatica e soprattutto la particolare vita di routine che questo sport poteva comportare da lì in avanti. Il calcio, quindi, manifestatosi non come divertimento ma come lavoro addirittura di “routine”, veniva definitivamente, a livello professionale, archiviato.
Giulio arriva così ai 19 anni (passando dal Liceo Scientifico di Ravenna, all’Università di Bologna, Facoltà di Giurisprudenza) e, nonostante i continui inviti di Zaccheroni (tuttora grande amico) di seguirlo ove lui allenava (ovvero in tutte le categorie professionistiche che faranno di lui il grande allenatore che è diventato), decide che il calcio non sarà il suo futuro in quanto non sente più quella passione che sino ad allora gli aveva fatto fare enormi sacrifici con allenamenti ed orari estenuanti.
Zaccheroni va al San Lazzaro di Savena e chiama Giulio con la scusa che, dato che studiava a Bologna, poteva anche giocare in una squadra lì vicina. Giulio dice di no, non ne vuol sapere.
Zaccheroni vince il campionato e passa al Lugo. A giugno chiama Giulio per sentire se è tornata la voglia… La risposta di Giulio è ancora: “no Zac, non mi è tornata…”. Zac vince anche quel campionato e richiama ancora una volta Giulio sempre per il Lugo stavolta passato in C1. Ma non se ne farà mai nulla. Giulio ha cambiato il suo percorso… Al suo posto Zac prenderà Giacomo Ceredi (ex Pescara in serie A con Galeone).
Uno degli aneddoti rimasti nel suo cuore è quando rivede per caso, nel 2019, proprio il suo ex compagno di squadra Giacomo Ceredi dopo più di 40 anni che non si vedevano. Dopo l’abbraccio affettuoso di un’amicizia sempre rimasta, Giulio e Giacomo si scambiano un po’ di ricordi con Giacomo che riferiva ai presenti del piacere che aveva avuto a vedere “Romini” in campo con le sue giocate illuminanti mentre lui gli faceva da sostituto in panchina. Al che Giulio gli riferiva, scherzando, che casomai lo avrebbe dovuto odiare per tutte le panchine che lui aveva fatto in sua presenza ma la risposta di Ceredi fu sorprendente: “per me è stato un onore vederti giocare e tanto ho imparato da te”. Al che è seguito un lungo abbraccio fra i due con una sana e dovuta commozione da parte di Giulio ripensando a tutti quei momenti in flash back.
Chiudendo con la parentesi calcistica, Romini, archiviata l’idea di pensare a un suo sviluppo professionale in ambito calcistico, continuerà in detto sport a livello dilettantistico giocando in pratiche in tutte le categorie, dall’Interregionale scendendo sino alla terza categoria e vincendo molti campionati di questi. Il suo carisma lo porterà poi, per circa un decennio, ad essere nominato Presidente del Ravenna Lex, la squadra di calcio degli avvocati del Foro di Ravenna.
Ed è così che Giulio, nel proseguire gli studi, si avvicina con forte interesse alla musica in via autodidatta dedicandosi allo studio di chitarra e pianoforte. Dopo pochi anni si iscrive alla SIAE come Compositore Melodista ed Autore e capisce che è la Musica il campo professionale dove la sua ispirazione e fantasia potranno trovare il giusto spazio in futuro. Crea il gruppo degli Hebdomas ed inizia il percorso dei concerti nei locali e piazze delle città limitrofe. Il gruppo si scioglierà in quanto solo Giulio crede nella musica, mentre i suoi amici vedono la stessa come un passatempo, ovvero un hobby.
Giulio inizia così la carriera del “Cantautore” e continua a comporre le canzoni (a oggi ormai oltre le duecento) di cui è convinto che un giorno non farà fatica a ritirarle fuori…
Fa il militare nei “Carristi” di Ozzano Emilia (BO) e si congeda nel 1996 come Caporal Maggiore, in qualità di Furiere di Compagnia.
Nel frattempo Giulio continua a studiare (diventa avvocato) ed a comporre (anche in Caserma gli era stata riservata una stanza solo per lui affinché non gli fosse preclusa la sua attività compositiva) e, nel luglio del 1998 la New LM Records, una etichetta indipendente di Ravenna, pubblica il suo primo EP (nome d’arte Giulio Romini) composto da quattro brani: “Il Capitano e il Furiere”. Il disco ha un buon richiamo regionale sia di stampa che di passaggi Radio e, da lì, sarà indicato come “l’Avvocato che canta”, ovvero l’alias ravennate di Paolo Conte.
Così, tra un atto di citazione e la stesura di un testo, sempre la New LM Records, nel maggio del 2000, pubblica il secondo Cd dell’Artista dal titolo: “L’incontro”.
Le case discografiche “Majors” apprezzano ma non si lasciano andare alle creazioni di “Giulio Romini” ed egli continua a comporre aspettando che il tempo gli venga incontro.
Nel maggio del 2003 compone “L’infinito rivolto”. Giulio aveva sempre sentito che “L’infinito” di Leopardi fosse una poesia con un testo “attuale” e che poteva essere riproposta in canzone semplicemente usando le sole parole del poeta. Così, come mescolando un mazzo di carte, Giulio estrapola tutte le parole della poesia, le rimescola senza farne aggiunta alcuna, ma semplicemente, a volte, riutilizzandole, e le “rivolta”. Così nasce, appunto: “L’infinito rivolto”.
Nell’anno 2003 diventa Presidente di Ravenna Lex, ovvero la squadra di calcio forense ravennate, nonché Presidente dell’Associazione Culturale Legalità e Giustizia. Organizza meeting e conferenze sul senso di giustizia nel rispetto di una legalità ormai sempre più lontanata nei valori da una mentalità spicciola e poco altruista della gente del nuovo millennio. Organizza incontri di calcio per beneficenza, oltre al far partecipare Ravenna Lex al Campionato Nazionale Forense di Calcio che si tiene tutti gli anni.
Per tutti Giulio, è “il Presidente”, per il carisma che lo connota.
Col passare del tempo, quindi, tutto si schiarisce e gli elementi naturali si riuniscono. Giulio, che ha portato avanti gli interessi, le passioni ed il lavoro a cui teneva, si trova così pronto, a proseguire il tutto nella continuità degli stimoli che ne fluidificano la creatività.
L’idea che lo affascina è, così, quella di affermarsi come artista ed interprete delle sue canzoni e, nel contempo, quella di proseguire l’attività calcistica del puro divertimento, calcando però i campi di quegli stadi che lo avrebbero dovuto vedere come calciatore professionista, fra tutti: l’Olimpico di Roma ed il Meazza di Milano. Invece Giulio li vuole calcare da cantante, mantenendo così lo spirito del gioco, ed il connubio che ne esce per riuscire nell’intento è farlo sì come calciatore, ma nella Nazionale Cantanti.
Il calcio, quindi, è l’elemento passionale, nato nelle esplicazioni delle attitudini dell’infanzia, che rimane quale fulcro fondamentale dello spirito di un bambino che è cresciuto ma che non ha perso la voglia di giocare.
La musica è la componente che dà linfa alla continua ricerca creativa molto presente in Giulio, fonte di inesauribile stimolo nella vita di tutti i giorni.
Il diritto è il principio ispiratore di uno stile di vita e di una professione imparata, oggi presente, pronta all’occorrenza ad essere ri-utilizzata, ove occorrer dovesse… perché, nella vita, è sempre meglio saper fare e bene più mestieri…
A Giulio stride però il fatto dell’abbinamento “Avvocato-Cantautore”. Non tanto per l’accostamento inevitabile al Paolo Conte nazionale, ma soprattutto perché reputa che le due professioni non debbano essere sovrapposte per non creare confusione ad entrambe.
Giulio così decide che “l’avvocato Giuliano Romini” rimarrà con detta identità. Nella musica e quindi nello spettacolo, invece, sarà ricordato col nome d’arte “Barocco”.
Barocco perché il suo eclettismo, per chi lo conosce, non può avere confini e la sua arte creativa è una fonte inesauribile di idee in qualsiasi forma.
Prosegue, insomma, per Giuliano Romini, poi Barocco, il suo Infinito… rivolto.
Nel 2008 pubblica con la Delta Dischi S.r.l. l’album “Continuo ad avere dei dubbi”.
E, intanto, crea, crea, crea…
Intervista e aneddoto di come è nato “L’infinito rivolto”:
Intervista e aneddoto di come è nato “L’infinito rivolto”:
“Reputo la vita un gioco da affrontare seriamente. In tutto quello che faccio, che vivo e che sento cerco di trovare sempre la chiave più semplice per ottenere il miglior risultato possibile nel minor tempo. E questa ricerca di trovare la giusta chiave in tempo reale o con la dovuta e necessaria pazienza è il gioco che mi fa tener vivo l’interesse per tutte le cose. Sono un cantautore, o meglio sono un compositore di musica e parole che poi canto ed interpreto secondo uno stile che reputo mio facendo musica d’autore. Mi distacco dal termine iper classico “cantautore” solo perché ormai tale termine ha contrassegnato un genere di filone artistico nel quale non mi sento adeguatamente rappresentato, pur essendo la parola stessa la migliore che possa riassumere contemporaneamente tutte e attività artistiche sopra dette, in una.
Mi hanno insegnato che nella vita bisogna avere delle alternative e saper fare più mestieri. Così ho imparato a fare bene l’avvocato, il fotografo, il cuoco, il parrucchiere unisex, e sarei pure potuto diventare un calciatore (ma qui mi dilungherei troppo) se non avessi scelto di diventare, appunto, un giorno, un cantautore.
La strada, nel corso degli anni, si è un po’ allungata per via di certe attese, lunghe attese … dovute a temporeggiamenti di case discografiche che alla fine concludevano che le cose erano interessanti ma “non di loro interesse”. Nel frattempo, naturalmente, per niente abbattuto di quanto quelle 6-7 teste dirigenzial-decisive avevano sentenziato su di me, continuavo a comporre e depositare i brani alla SIAE, ora in Soundreef (e siamo già a quota oltre 200, anno 2020) continuando a fare, altrettanto naturalmente, uno dei mestieri sopra menzionati che avevo principalmente portato avanti: l’avvocato.
Anche la professione legale è bella per la qualità espressiva del gioco della parola sempre tenendo presente l’aspetto serio/serioso delle problematiche sottese.
In riferimento alla creazione dell’Infinito rivolto mi ricordo che un giorno camminavo per strada ed avevo appena terminato una telefonata con un cliente per problemi legati alla professione legale. In un attimo di silenzio pensai: “Eppure il naufragar mi è dolce in questo mare” è una frase potente, attuale, moderna”.
Tornai a casa incuriosito di questa mia intuizione e tirai fuori un vecchio libro di letteratura liceale dove c’era una delle poesie più belle in assoluto che avessi mai letto: “L’infinito” di Giacomo Leopardi. Leggendola a primo impatto, però, era palese il linguaggio aulico caratterizzante il 1800, ma non abbandonai l’idea che tutto potesse essere ricondotto in chiave attuale per il concetto di fondo che il testo portava.
Ancora il concetto del gioco mi venne incontro e provai a scambiare le parole, invertirle, quasi a mischiarle come si fa con un mazzo di carte o come metterle tutte sparse dentro ad un imbuto per vedere come escono dall’altra parte. Il mio problema non era di riportare i concetti di Leopardi per semplificare il tutto e farne una canzone,. Lo scopo era quello, invece, di usare solo ed esclusivamente le sue parole mischiandole in modo tale da rendere attuale il linguaggio mantenendo però gli stessi concetti.
Nacque così “L’infinito rivolto”, una canzone moderna con le medesime parole usate dal sommo poeta circa 200 anni fa!
La passione per il calcio rimane e nel 2012 diventava Agente FIFA, qualificandosi pure come procuratore sportivo per giovani talenti.
* * *
La fine dell’esperienza giovanile, anno 2015.
Dopo un periodo di pausa artistica giunta sino al 2015 Giulio, sentiva che poteva considerarsi chiusa la sua fase di esperienza giovanile e sperimentale e quindi decideva di cambiare pagina nell’anno 2016, ormai giunto nel mezzo del cammin della Sua vita.
Giulio sentiva che il cambiamento doveva essere significativo da una parte e netto dall’altra per non creare confusione col passato perché dal 2016 sarebbe iniziata per lui una nuova fase epocale.
Giulio abbandonava così lo pseudonimo di “Barocco” per una serie di motivi importanti: innanzitutto perché parte delle “originarie canzoni” venivano rielaborate sia nel testo che nella costruzione armonica per cui le stesse non sarebbero dovute essere p confuse con quelle relegate alla fase sperimentale; in secondo luogo il nome Barocco in realtà, in internet, è un nome che richiama più mondi e personaggi diversi per cui in quel nuovo contesto di comunicazione sociale regnava quel clima di promiscuità e incertezza che portava solo confusione e nulla più.
Giulio prendeva sempre più consapevolezza della sua finale pigmentazione artistica. Nel 2016 pubblicava un album di transizione fra passato e futuro e, per fare questo, sceglieva la via dell’essenza: album in chiave acustica e senza fronzoli d’arrangiamento. Nasce così l’album Teste da canestro, col nome d’arte di Augusto Re.
Prodotto artisticamente con l’amica Ornella D’Urbano, pianista e produttore artistico, fra gli altri, di Fabio Concato. La canzone n. 1 dell’album si intitola proprio “Teste da canestro” che è una canzone composta addirittura nel giugno del 1989 ma rimasta sempre nel cassetto per cui, nell’anno della sua prima pubblicazione del 2016, risulta essere una canzone scritta ben 27 anni prima e, ciononostante, risulta del tutto attuale e soprattutto, senza tempo. E la caratteristica di Giulio, ora Augusto Re, è proprio quella di scrivere canzoni senza tempo e che possono essere considerate quindi “attuali” in ogni epoca.
La particolarità della scelta del nome d’arte definitivo: AUGUSTO RE
Augusto Re, come nome d’arte, richiama le gesta del Magno Imperatore romano Gaio Giulio Ottaviano il quale, guarda caso anch’egli, sentì l’esigenza di mutare più volte il suo nome nel corso della sua esistenza completando il suo percorso nel definitivo nome di Imperàtor Caesar Divi filius Augustus.
Oltre ad “Augusto”, in affinità col Magno Imperatore vi è così anche il nome di “Giulio” per cui anche in questa voglia di cambiamento e di protagonismo di entrambi emergono notevoli affinità fra un certo passato e un imminente futuro se si pensa che, addirittura, alla data di nascita, oltre al nome di Giulio (Giuliano), gli vennero apposti dai suoi genitori anche altri due nomi: Felice (che richiama Gaius) e Costantino.
Insomma, se non altro, ve ne è almeno da pensare.
2018-2020 – il biennio che porta alla consacrazione di Augusto Re
E’ nel biennio 2018/2020 che Augusto Re risolveva ogni rebus lasciato incompleto negli anni precedenti anche se sempre arricchito dall’aggiunta di piccoli pezzi di un immenso puzzle ormai giunto finalmente al suo completamento. Infatti, grazie alla conoscenza di Tommy Dell’Olio, nasceva fra i due una simbiosi artistica perfetta come la linea del cerchio che si chiude. Infatti, così come Augusto compone, scrive e genera, poi c’è Tommy che rifinisce ogni dettaglio, ogni particolare, ogni colore armonico e la musica che ne esce è sempre di una particolarità, fascino e potenza impeccabili. Nel 2018 pubblica l’album “La decisione” co-prodotto con Ornella D’Urbano e rifinito da Tommy Dell’Olio, che rappresenta un nuovo inizio per l’artista. È evidente dalle prime note, quelle dell’introduzione della canzone La decisione, in cui Augusto canta esplicitamente “Ho preso la decisione, la decisione è irrevocabile …”. Un suono “urbano”, contemporaneo, ma che deve anche molto alle origini di Augusto Re, da quando ha firmato i primi album con il nome di Giulio Romini. Nel 2019 si evolveva la collaborazione con Tommy Dell’Olio, e Augusto Re pubblicava il singolo “Ci si perde di vista“, anche in versione RMX Summer Dance curata dal Dj Graziano Manoli, che anticipava la nuova linea compositiva dell’artista. Nel giugno 2019 pubblicava “Tornare a volare“. Cresceva il suo successo a livello di Followers social e streaming audio ove in detto periodo raggiungerà i primi 10.000 Followers con una media di 55.000 streaming mensili dei suoi brani. A ottobre, sempre del 2019, pubblicava un altro singolo dal titolo “Quindi questo è un addio?“, anch’esso di grande richiamo. Veniva così notato dai manager Stefano Savoretti e Denis Fabbri (edizioni DF Management) che gli proponevano di entrare nella loro scuderia con la partecipazione di Giovanni Tiseo (Visory Records).
Nel maggio 2020, pubblicava il nuovo singolo dal titolo “Proprio a me” chiudendo l’anno 2020 con la pubblicazione del singolo “La frequenza”.
Nel 2021 pubblicava TORMENTO, continuando la collaborazione artistica con Tommy Dell’Olio. In TORMENTO Augusto Re sviscera le fasi cruciali di un rapporto di coppia dove l’effetto calamita è l’elemento che più devasta la psiche perché, se da una parte si sente che c’è qualcosa che non va, dall’altra si avverte la sensazione di un inarrestabile voglia di avere vicino l’altra metà nel momento in cui non c’è. E questo “tira molla”, alla fine, e ciò che riesce a tener vivo il rapporto di coppia a lungo termine perché nel tormento si rivela l’anima essenziale dell’amore.
Sempre nel settembre del 2021 pubblicava il nuovo singolo dal titolo: “Dal bosco uscendo 2021 edit”. In realtà il brano era già stato pubblicato, con una produzione prettamente acustica, nel CD “Teste da canestro”, ma in questo caso il cantautore ha voluto riproporlo in chiave “dance” accompagnato da un nuovo video. Nel bosco, spiega l’autore, ci sono i sentieri come nella vita ci sono le scelte: tutto diventa più difficile e complicato quando non si sa che direzione prendere. Augusto Re, in Dal bosco uscendo, sintetizza queste fasi decisionali di vita.
Il 2021 si chiudeva con la pubblicazione del singolo BRUCIA. Augusto Re si immerge nell’immagine metaforica dell’impotenza del debole nei confronti del soggetto forte. Soggetto forte che può essere una qualsiasi figura che si rapporta all’altra e ne subisce il suo urto preponderante come, ad esempio, può essere un Governo nei confronti dei suoi sudditi, o la persona amata che viene lasciata da chi ha deciso così o, ancora, il datore di lavoro nei confronti dei suoi operai, e altro ancora. Il brano, quindi, è imperniato di figure metaforiche dove il corteo, ad esempio, può indicare sia la protesta reale in strada dei soggetti deboli nei confronti del potere forte che li ferisce e sottomette inesorabilmente, ma anche la schiera di amici che cercano di convincere gli amanti che stanno per lasciarsi a ripensarci meglio. La nave che sta per affondare, quindi, diventa la situazione che non è più gestibile e che sta per stravolgere la vita del debole. E così, in questa situazione lacerante dove tutto brucia, l’autore infonde coraggio all’ascoltatore facendogli notare che, alla fine, tutto questo non importa rispetto a ciò che ci circonda come la natura stessa col suo sole e la sua pioggia e il bruciore poi passerà e saranno sempre nuovi entusiasmi, nuovi amori, nuove compagnie, nuovi orizzonti e nuove speranze a creare sempre quella forza che è dentro di noi e che nessuno sa spiegare del come e perché viene sempre fuori nel momento in cui tutto diventa buio e appare impossibile da modificare.
Nel 2022 pubblicava PRENDITI CURA DI TE. In questo brano Augusto Re riflette sul “nuovo canto delle sirene introdotto dal laser nella chirurgia estetica della moderna epopea omerica dove la richiesta di rimodellare il proprio aspetto è diventata l’esigenza da cui non se ne può fare più a meno. Un laser che è in grado di allontanare sempre di più l’effetto devastante della sindrome di Dorian Gray in quel che Augusto definisce meccanismo di negazione. Apparire per non morire è il verbo del 2000 e il vivere tutto senza rinunce è il trend divenuto del senza ritorno.” È qui, allora, che Augusto Re invita “a non cadere nella tentazione dello schiavismo estetico e ad ascoltare il proprio corpo in modo naturale, prendendosene cura liberamente con le sensazioni di una visione del mondo che sono già magiche per natura, come il proprio corpo. Basterà quindi sentire le emozioni delle parole che si pronunciano o dei sorrisi che ci accompagnano per capire che le emozioni che il nostro corpo ci regala vanno oltre le preoccupanti visioni asimmetriche di una perfezione innaturale, che mai ci sarà.”
Nel giugno del 2022 pubblicava “La scia del vento”, brano che, in verità era stato scritto nel 1986, quando Augusto aveva vent’anni, proiettando nel futuro la sua carriera artistica e ripensando, in una specie di deja-vu anacronistico e inverso, ai suoi vent’anni, proprio nel momento in cui i suoi sogni erano quelli di intraprendere la carriera da cantautore, già all’epoca considerandone le fatiche annesse.









La mia musica: Il Pop Elettronico d’Autore
Augusto Re è una persona solare ma nello stesso tempo enigmatica e la sua musica rispecchia, a volte, anche questa freddezza e apparente distacco, nonostante egli sappia racchiudere atmosfere ed armonie intense, sempre narrate da una voce rassicurante.L’ironia sta alla base del suo stile di vita, che però vive col massimo della serietà, soprattutto nei confronti degli altri.
Augusto Re è il principe delle idee di contrasto: una mente che si mantiene equilibrata, nonostante stia sempre sul confine fra “finito e reale”.É li che Augusto vive, va’ e torna…, facendo il pendolare fra il dove sta e il dove potrebbe essere “l’altra destinazione” all’unisono, in quel preciso momento.
I suoi occhi vedono sempre, in ogni situazione e luogo, colori accesi, mai spenti, e le armonie che si poi sviluppa nelle sue composizioni rispecchiano tali intensità e sinergie che ha fatto proprie, col risultato di creare atmosfere contemporanee, nel rispetto dei tempi, con il carattere spiazzante dell’originalità.
Augusto Re è così: il sorriso sulle labbra e lo sguardo già rivolto al futuro. A volte sta bene in disparte ad osservare i suoi colori e i suoi sentieri…
A volte, invece, gli piace stare lì, al centro delle richieste del suo pubblico, per appagarlo pienamente.
Per poi scomparire, ancora una volta, fra i suoi pensieri e colori, dove sa che torneranno le note per le sue nuove composizioni.